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venerdì 11 aprile 2014

Shopping con mammà!



Non resisto al bisogno impellente di vivere situazioni estreme. Ancora non ho imparato che si può anche stare in panchina e lasciarli fare. No, no, figuriamoci, io non mollo!
Alla richiesta di mio figlio: “Ma’, forse c’ho bisogno di qualche vestito che vado in colonia al mare!” (come se finora l’avessi mandato in giro déshabillé ), ho risposto “presente!”
Naturalmente colgo al volo “l’occasione”! Ebbene sì, aspettavo questo momento da tanto tempo.
Calmi tutti, non è il sole che mi ha fatto male. Finalmente potevo fare la mamma-shopping. Per chi ha figlie femmine quest’esperienza avviene molto prima, credo, e con tutta sincerità un po’ mi manca non poter avere quei momenti di complicità che vengono a crearsi tra mamma e figlia.
Mi fiondo in auto come Nuvolari, sistemo lo specchietto, giro la chiave e sul sedile a fianco, eccolo! Si allaccia la cintura, si parte.
Già mi immaginavo di trascorrere quel piccolo viaggio insieme chiacchierando un po’. Mi fa segno subito con il dito di stare zitta, poi alza la musica e canta a squarcia gola. Immerso nel suo mondo, non mi resta che comunicare in solitaria. Ogni mio cenno, atto ad iniziare una conversazione, viene prontamente revocato. Ma io sono un’ottimista! Tra poco siamo al centro commerciale, si parcheggia, e poi voilà,shopping con mammà!
Eccoci arrivati, parcheggio e lui scende, ovviamente senza aspettarmi. La camminata è quella che tanto ho “criticato”. Ferma e convinta ho sempre ripetuto a me stessa in passato:  “il mio non camminerà mai così!”, appunto in passato.
Lo raggiungo e mi guardo attorno, l’impressione osservandolo è quella di essere in giro con i Mancio  e Stigma, sì proprio quelli, gli Emo! Porta pazienza, non mi scoraggio. Appena entrati al centro commerciale, si volta e con fare minaccioso mi dice “Se mi fai vedere le cose che non mi piacciono me ne vado”.
Ma che bello fare shopping da Trieste in giù!
Quand’è che lo aprono lo sportello “sos mamme in apnea?”
Ha puntato il negozio, si entra. Sto al suo fianco, guardo un po’ in giro, mi volto e già non c’è più.
No, perché avvisarmi è un disturbo!? Tant’è che parlavo da sola! Sono pure convita che le commesse sono abituate. Noi mamme parliamo con presenze invisibili da sempre, ancor prima che la Nasa annunciasse il primo avvistamento di un’entità animata.
Si ritenta, secondo negozio. Qua ci siamo, me lo sento! Trova i jeans “comelivolevalui”.
Stavolta ho fatto bene la mam…argh!
Entra in cabina per provare i pantaloni, io attendo. Impaziente, sbircio, giuro ho solo sbirciato. L’avessi mai fatto! Urla come Polifemo nell’Odissea. “Chi è?”
Rispondo “Nessuno, amore, è la mamma!” . Torno in panchina!
Ora non vi racconto i dettagli, giusto per dire, due pantaloni, un costume da bagno, due magliette, sette anni della mia vita.
Armata ancora dall’entusiasmo iniziale, gli propongo una merenda insieme al bar. Poteva andar bene? Certo, mi risponde, “ma beviamo solo, la merenda la facciamo a casa”.
Naturalmente, ma sicuro, chi c’ha più la forza di contraddirlo?
Non siete curiosi di sapere cosa abbiamo, o meglio cosa ha bevuto? Una spremuta d’arancio, una bottiglietta di acqua minerale, due mega brioches!
Tanto sono ubbidiente io, che mi sono presa solo un cappuccino! Ma la merenda non si faceva a casa?
Finito il lauto pasto, ecco che si precipita dentro il negozio di videogames. L’allenatore chiede il cambio, rientro in gioco.
Eh no carino, siamo venuti per i vestiti, non per i giochi.
Mi guarda dritto negli occhi e convinto mi dice “Sei disposta a spendere 40 euro per un paio di pantaloni e non mi compri un gioco da 30? Spiegami il perché!”
Mi gratto la testa, cerco nella borsetta, ecco qua… beccati sto cartellino rosso!


mercoledì 26 febbraio 2014

Se sei tu l'angelo azzurro...





Non aspettatevi premesse. Non sarei credibile.
Prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui qualcuno avrebbe fatto meglio di me, no?
Mamme non si nasce, giusto? Nemmeno figli si nasce, giusto?
Io ho lavorato sodo, anche nelle situazioni peggiori non ho mai mollato. Sono stati anni difficili. Lui, un carattere forte, deciso, despota, non per nulla in tenerissima età si era guadagnato il soprannome di Tirannosauro rex.
Sapeva come farmi piangere. Punto.
Un paio di scarpe, un pantalone nuovo, una giacca da cambiare, un parco giochi diverso (non scelto da lui) e la bomba si innescava (chi di voi ha appena pensato “i bambini sono tutti uguali”, è esonerato dal leggere il post per intero. Chi invece ha pensato che avrei dovuto essere più autorevole, non me lo dica, non reggerei).

Conservo ancora un paio delle sue scarpine, se si possono ancora definire tali.  Loro sono state oggetto di una guerriglia durate mesi e mesi. Poi le maestre dell’asilo hanno provveduto a sostituirle (con un paio di scarpe che avevo consegnato loro di nascosto). Naturalmente Lui le ha calzate senza fare un “cip” per poi correre spensierato, Lui, a giocare.
Poi abbiamo avuto la fase “non mi vesto”. Anche qui le maestre hanno capito, Me.
Allora in pieno inverno lo infilavo in auto in canottiera e boxer, gli allacciavo la cintura, gli mettevo la museruola e lo portavo all’asilo.
Appena entrato si faceva vestire in zeroventunsecondi. Bello di mamma.

Siamo stati genitori “cattivi”. I primi anni lo “abbandonavamo” dalla parrucchiera.
Lo sentivamo strillare, piangere, ma noi imperterriti! Al bar, di sotto, a bere un caffè.
Lui ne usciva più forte che mai.
Crescendo, Lui, tu pensi di aver acquisito determinate strategie di persuasione, ma Lui cresce e ti ingarbuglia tutto.
È un po’ come se all’ultimo pezzo che manca per terminare il puzzle, con un colpo di mano qualcuno te lo spazza via.

venerdì 31 gennaio 2014

Liberiamo una ricetta: il Pandolce del Principe Rospo



Questo post partecipa a Liberiamo una ricetta: edizione 2014









Non c’era mai stata una volta una principessa cosi golosa. 
A Palazzo si chiedevano tutti come mai non si fosse ancora maritata.
Principi di tutto il mondo si recavano dal Re a chiedere in sposa la figlia. Oramai il padre aveva perso ogni speranza. Sua figlia era strana. 
Non amava le feste, e nemmeno i ricevimenti. La sua passione era la cucina.

Ma ahimè… l’avrebbe mai trovato un marito disposto a governare o meglio a rigovernare la cucina?

La principessa era spiaciuta di vedere il padre così triste, ma di sposare un principe qualunque non ne voleva sapere.
Mhm… ci voleva una ricetta segreta, ci voleva qualcosa che… potesse far giungere al Castello l’uomo che l’avrebbe resa felice…
Si rinchiuse per giorni in cucina, impastava, cucinava e disfava per ore e ore..... nemmeno di notte riusciva più a dormire.
Un giorno arrivò a palazzo un giovane e chiese di parlare con il Re. 
Il Re dopo averlo ascoltato iniziò a ridere così tanto che quasi si sentì male. Ma decise di dar seguito alle richieste del giovane e gli consegnò: