“Tuo figlio cammina?” No, ma ha preso la patente settimana
scorsa e ora guida! Quante volte vi siete sentite domandare: “Cosa sa
fare tuo figlio? Cammina? Parla? Mangia da solo? Fa la pipì nel vasetto, insomma
è un campione?” (io
nel vasetto ci pianto le erbe aromatiche, ma sorvoliamo).
Ha già tolto il pannolino? (quello glielo toglievo io e ancora
non ho capito come riuscivano a toglierselo tanti bebé).
Ha detto prima mamma o papà?
Ma sa già scrivere il suo nome? E contare?
Il mio recita le poesie a memoria e canta divinamente!
Ah no, il mio non parla
benissimo, ma sa fare il triplo salto mortale con avvitamento!
Ci si spreca ad elogiare la propria creatura, ma studi personali
mi confermano che il 90% delle mamme passa attraverso
questa fase, io la chiamo la “lamammadelcampione”.
Io non lo sapevo come sarebbe
stato essere mamma, certo nell’immaginario m’aspettavo di partorire un
“cicciobello”, ma si vede che non avevo mai avuto una bambola da piccola e sono
stata “punita”.
Quanto era brutto quando è nato!
Allora una si crea per forza delle aspettative future, o finge e
continua a ripetere a se stesso che suo figlio è il più bello di tutti.
Mio figlio ha iniziato a parlare… tardi. Tardi? Che
vuol dire tardi? Ah
certo, dopo il tempo stabilito. Stabilito? Ma da chi?
Io do la colpa al nonno, comunicavano a smorfie!
Ma lavoravo, e me ne sono accorta… tardi! Un’altra volta tardi!
Mio figlio ha fatto tutto tardi, però aveva una grande
immaginazione. Peccato che quella non si “vede”.
In prima elementare la maestra chiese ai bambini di scrivere a
fianco ad ogni disegno il loro significato.
Alla figura di uno scimpanzé il mio figliolo
scrive “Zio”. La
penna rossa della maestra colpisce inesorabilmente a morte lo “Zio” con un
punto interrogativo!
Quel giorno arriva a
casa… tardi, ridacchiando. Guardo il quaderno e chiedo “What’s”? E
lui: “Non è colpa mia se la maestra non ha capito che è mio zio travestito da
scimpanzé!” (n.d.r. era il periodo di carnevale)
Dategli torto!
Ecco mio figlio non sapeva cantare, né recitare, e quando
parlava non lo capiva nessuno. Però aveva tanta fantasia.
Ma quella non si esibisce,
tant’è che alla fine mi sono arresa, non poteva competere con i cuginetti e
amici che recitavano, cantavano, ballavano e tant’altro.
A scuola avevo una tattica
mia, stavo ad aspettarlo a una distanza ragionevole, dal portone della scuola.
Tanto quanto bastava per vedermi, ma non abbastanza per farmi vedere dalle
maestre. Poi arriva il momento che non scendi nemmeno più dall’auto.
Mi consegna il quaderno di
religione per firmare la verifica.
All’ultima domanda “il
libro di Gesù?”, il mio figliolo risponde: Il Topolino!
Antonella Lolli
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