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mercoledì 26 febbraio 2014

Se sei tu l'angelo azzurro...





Non aspettatevi premesse. Non sarei credibile.
Prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui qualcuno avrebbe fatto meglio di me, no?
Mamme non si nasce, giusto? Nemmeno figli si nasce, giusto?
Io ho lavorato sodo, anche nelle situazioni peggiori non ho mai mollato. Sono stati anni difficili. Lui, un carattere forte, deciso, despota, non per nulla in tenerissima età si era guadagnato il soprannome di Tirannosauro rex.
Sapeva come farmi piangere. Punto.
Un paio di scarpe, un pantalone nuovo, una giacca da cambiare, un parco giochi diverso (non scelto da lui) e la bomba si innescava (chi di voi ha appena pensato “i bambini sono tutti uguali”, è esonerato dal leggere il post per intero. Chi invece ha pensato che avrei dovuto essere più autorevole, non me lo dica, non reggerei).

Conservo ancora un paio delle sue scarpine, se si possono ancora definire tali.  Loro sono state oggetto di una guerriglia durate mesi e mesi. Poi le maestre dell’asilo hanno provveduto a sostituirle (con un paio di scarpe che avevo consegnato loro di nascosto). Naturalmente Lui le ha calzate senza fare un “cip” per poi correre spensierato, Lui, a giocare.
Poi abbiamo avuto la fase “non mi vesto”. Anche qui le maestre hanno capito, Me.
Allora in pieno inverno lo infilavo in auto in canottiera e boxer, gli allacciavo la cintura, gli mettevo la museruola e lo portavo all’asilo.
Appena entrato si faceva vestire in zeroventunsecondi. Bello di mamma.

Siamo stati genitori “cattivi”. I primi anni lo “abbandonavamo” dalla parrucchiera.
Lo sentivamo strillare, piangere, ma noi imperterriti! Al bar, di sotto, a bere un caffè.
Lui ne usciva più forte che mai.
Crescendo, Lui, tu pensi di aver acquisito determinate strategie di persuasione, ma Lui cresce e ti ingarbuglia tutto.
È un po’ come se all’ultimo pezzo che manca per terminare il puzzle, con un colpo di mano qualcuno te lo spazza via.



Passano gli anni e i capelli crescono. Una spuntatina era tutto quello che ci concedeva.
Ti ci abitui, anzi ti piace con i capelli lunghi, la frangia sugli occhi, lo sguardo da ribelle. Deponi le armi.
In fondo è bello cosi.

Poi così all’improvviso succede che ti chiede “vorrei tagliarmi i capelli”.
“Prego?” rispondo di riflesso. La lettura labiale ha un suo lato positivo, puoi farti ripetere all’infinito le cose e prendi tempo senza passare per scema.
Gli rispondo con una tranquillità che sembro essermi tracannata un balsamo alle erbe.

Taglia i capelli. Fin qui tutto bene. Non riesco nemmeno a gioire. Perplessa.
Passa un giorno. Dico bene un giorno.
“Mamma vorrei tagliarli ancora un po’”.
Se sei tu l’angelo azzurro…. Questo azzurro non mi piace…

Passano due settimane. Dico bene due settimane, quattordici giorni.
“Mamma ancora più corti li vorrei”.

Se sei tu l’angelo azzurro… Questo azzurro non mi piace.

Ora a noi due, dico a te. Io credo che dietro a Lui ci sia tu. Ma forse mi sbaglio.
Se sei tu l’angelo azzurro, cerchiamo di essere più precise.
Se Lui (mio figlio), ti piace con i capelli corti, magari mi fai uno schizzo, così lo porto dal parrucchiere e risparmiamo un sacco di soldini.

Se sei tu l’angelo azzurro, non mi puoi cambiare idea sul look ogni tre per due.
O ti piace o non ti piace.
Io vorrei vederti più decisa. Lui ha già un carattere così forte.
Se ci perdiamo in un taglio di capelli, non va bene così. Dai retta a me. Io con questo ho perso battaglie come mangiar spagnolette.

Oggi li ha tagliati di nuovo, e già tremo all’idea di quello che tu potrai dire.

Non sono arrabbiata. Assolutamente, no!
Ma capisci che tu hai detto “A” e lui ha eseguito “A”  e non “B” o “C” .
E io che ho detto “A” per 15 anni e lui ha sempre eseguito “N” “O”!?

Se sei tu l’angelo azzurro… Questo azzurro come fa?


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